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Palamâs, Kostís.

Poeta e scrittore greco. Studiò Giurisprudenza ad Atene, dedicandosi in seguito al giornalismo e alla poesia. Ottenuto l'incarico di segretario generale dell'università ateniese, che ricoprì dal 1897 al 1928, fu membro dell'Accademia di Atene e, nel 1930, suo presidente. Protagonista della vita letteraria greca per un intero cinquantennio, P. compì una profonda opera di rinnovamento e di rifondazione della lingua poetica del suo Paese, esercitando un forte influsso su diverse generazioni di poeti e scrittori. Ispirandosi alla lezione di Solomós e impegnato anche in campo critico, P. portò a compimento la definitiva affermazione della lingua demotica come lingua letteraria. La vasta produzione di P. interessò i più diversi generi letterari. Autore di oltre 2.500 scritti di carattere saggistico e giornalistico, P. fu autore della tragedia Trisèvieni, di racconti (fra i quali la Morte del pellicano), ma soprattutto di poesie, nelle quali è evidente una continua ricerca metrica e ritmica. Fra le principali raccolte liriche si ricordano: I canti della mia terra (1886), Gli occhi dell'anima mia (1892), Giambi e anapesti (1897), La vita immobile (1904), Città e solitudine (1912), Altari (1915), Il flauto del re (1920), Notti di Femio (1935) (Patrasso 1859 - Atene 1943).